La mancanza di controlli porta a condannare persino i giudici infedeli, ma con calma

Sentenza definitiva per l’ex togato del fallimentare di Firenze Sebastiano Puliga 15 anni dopo i fatti.

Nella mole di notizie su truffe, corruzione, raggiri di ogni genere a bassi ed alti livelli che ogni giorno popolano il web e i quotidiani nazionali, ce n’è una che spicca per la sua particolare odiosità. La condanna in via definitiva da parte della Corte di Cassazione dell’ex giudice fallimentare del Tribunale di Firenze, Sebastiano Puliga, a sei anni e due mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta aggravata, corruzione in atti giudiziari e falso. Sono prescritti altri reati tra i quali peculato, abuso d’ufficio, interesse privato in atti d’ufficio legati a vari episodi. Reati pesantissimi per i quali il pm aveva chiesto 7 anni e mezzo e nel primo grado di giudizio avevano portato alla condanna per 15 anni. Poi, si sa, la Giustizia è lenta e gli anni passano e così alcuni reati decadono per prescrizione e le sentenze vengono riformate, edulcorate. Insieme a lui sono stati condannati il professor e commercialista Antonio Bandettini a 4 anni e 9 mesi e il suo collega Alessandro Lozzi 3 anni. 6 anni di carcere invece per l’imprenditore Massimo Poli e 4  per le imprenditrici Grazia Bartolotti e Anna Ortolani. Tra i 19 imputati c’è anche la moglie del giudice Puliga, Lucia Figini, commercialista alla quale lo stesso magistrato affidava tutte le perizie e le curatele che gli passavano sottomano e per la quale i reati sono tutti prescritti.

Una notizia buona come quella della condanna all’ex giudice infedele, comunque, viene annullata dalle brutte notizie: la prescrizione prima di tutto e il fatto che la sentenza definitiva avviene 13 anni dopo i fatti contestati. L’inchiesta infatti scoppiò nel 2002 quando, esaminando i procedimenti del fallimentare fiorentino emerse un vero e proprio «comitato d’affari» che ruotava proprio intorno alla sezione fallimentare del tribunale toscano per gestire l’affidamento di perizie e curatele. E Puliga ne era il deus ex machina. Il magistrato ovviamente si dimise dal ruolo e il processo passò a Genova dove si concluse in appello nel 2014 quando la condanna del 2011 a 15 anni fu dimezzata a causa di condoni e prescrizioni.

La domanda a questo punto è: sconterà il giudice la sua condanna? Come e dove lo farà? E, poi, qualcuno ha esaminato a fondo tutti i procedimenti fallimentari del Tribunale di Firenze che avrebbero potuto in qualche modo essere influenzati da Puliga? Il dubbio che non sia avvenuto c’è e che chissà cosa potrebbe scoprire l’enorme vaso di pandora dei Tribunali Fallimentari, non solo fiorentino…

La conclusione è sempre la stessa: in Italia sono saltati completamente i controlli e se non si farà in modo che siano i cittadini onesti a controllare politici, pubblici ufficiali e anche giudici, non se ne uscirà più e ci avviteremo in un pozzo senza fondo di povertà totale. Questa sentenza dovrebbe solo far riflettere e pensare che dobbiamo tornare a diventare i padroni della Cosa Pubblica!

Laura Marinaro