Appalto per la Città della Salute, dopo lo scandalo al via una task force anti corruzione. Ma servirà?

È l’appalto più importante di tutta Europa. Per la famosa Città della Salute e della Ricerca, che dovrebbe sorgere sulle famigerate Aree Ex Falck di Sesto San Giovanni (centro del celebre Sistema Sesto scoperchiato dalle dichiarazioni dell’imprenditore e presidente di Cosapubblica Piero Di Caterina), in ballo ci sono 450 milioni di euro e già i personaggi della cosiddetta Cupola di Expo – di cui molti in carcere o ai domiciliari – ci avevano messo su le mani. Macchinazioni e inghippi tra imprenditoria e politica corrotta che proprio chi aveva denunciato il Sistema Sesto aveva già evidenziato nell’inchiesta monzese e che poi sono emersi in maniera prorompente ovunque in regione.

A questo punto, sempre sotto un controllo super partes dell’Autorità Anticorruzione presieduta dall’ottimo Raffaele Cantone che della lotta al crimine imbrigliato nelle grandi opere (come Mose, Expo, Tav e altre) sta facendo il core della sua attività, sono stati approntati dei sistemi di sicurezza per evitare il malaffare in questo nuovo grosso appalto. Ebbene sotto il suo controllo è stato deciso che nessuno doveva provare a “sporcare” ancora quell’opera e che, quindi, ogni movimento amministrativo legato agli appalti che scadono nella prossima primavera, sarebbe stato disponibile in formato digitale e quindi controllato all’ennesima potenza.

Vediamo nel dettaglio cosa si è fatto: innanzitutto è stato creato un server ad hoc contenente tutte le offerte di gara, collegato alla commissione preposta alla sicurezza, rigorosamente internamente in rete intranet. Il server non permette la possibilità di copiare le offerte presentate o di portarle fuori, e quindi esse possono essere visionate solo dai membri della commissione sicurezza, presieduta dal direttore di Infrastrutture Lombarde (il nuovo succeduto all’arrestato Antonio Rognoni, è Guido Bonomelli un ingegnere, ndr), E composta da personaggi al di là dei sospetti che collaboreranno in team e nella massima trasparenza (interna) in tutte le scelte e le valutazioni che faranno.

Qualsiasi caratteristica non rispondente alle richieste e proposta dai partecipanti alla gara porterà all’eliminazione dell’impresa carente. In gara ci sono già la Maltauro e la Mantovani, entrambi colossi dell’edilizia coinvolti nelle inchieste su Expo e Mose, e non solo: anche il CCC, nota coop rossa sfiorate dal processo al Sistema Sesto e altri. Nessun problema: i controlli saranno ferrei, viene assicurato.

Noi di Cosapubblica vogliamo credere alla buona fede di chi lo dice, e soprattutto ai reali controlli che ne farà Cantone, ma comunque ancora una volta non siamo certi che quelli proposti oggi siano veri controlli. Eh sì, perché le procedure di gara non dovrebbero essere digitalizzate e visibili soltanto alla commissione interna via intranet, ma dovrebbero essere trasparenti e visibili e consultabili da tutti via Internet. Poliziotti in pensione e finanzieri, imprenditori esperti di appalti pubblici, cittadini interessati a come viene speso il denaro pubblico, giornalisti di inchiesta liberi, politici onesti: tutti dovrebbero poter capire come si stanno svolgendo gli appalti in modo da evitare di ritrovarsi davanti agli scandali di sempre. Lo ricorderemo fino alla nausea: gli atti di una gara sono perfetti e inattaccabili dal punto di vista amministrativo, ma l’inghippo è magari nel cucire addosso al vincitore designato (da accordi sottobanco e segreti) l’abito, ovvero il bando. Se verrà escluso chi non ha le caratteristiche proposte non c’è problema: è giusto così. Il problema vedere e analizzare quali sono le caratteristiche richieste e quanto queste facciano parte di un’impresa piuttosto che di un’altra già a monte. Per non parlare dei subappalti e delle varianti in corso d’opera che sono i soliti stranoti mezzi usati dai corrotti per fottere soldi pubblici.

Infine sempre la solita riflessione che ha animato la ribellione di (pochi) imprenditori al Sistema Sesto e che ha scoperchiato gli scandali in nuce che riguardavano le Aree Falck: non è necessariamente l’imprenditore a corrompere il politico o il funzionario per avere l’appalto agognato! Qualora il funzionario o il politico non volesse cedere alla lusinga del privato, qualsiasi forza pubblica gli crederebbe se lo denunciasse (e questo non accadrebbe se succedesse il contrario viste le leggi attuali)! Senza la “disponibilità” a delinquere del pubblico, sia esso una commissione segreta o un semplice funzionario dell’ufficio appalti, nessun imprenditore onesto “corromperebbe” pur di lavorare. La conclusione è: il controllo sull’appalto per la Città della Salute e di tutti gli altri, deve essere fatto esternamente, da chi ha un interesse a conoscere come viene speso il denaro pubblico, quindi da noi tutti. Con l’ausilio fondamentale di un’Autorità super partes come è oggi l’Anac di Raffaele Cantone. Confidiamo solo in lui a questo punto, perché a febbraio si aprono le buste che saranno state controllate…via intranet!