Autoriciclaggio, la denuncia di Pietro Grasso

Il cammino di questo Governo è apparso ai più smaliziati accidentato fin dalla sua nascita. Le difficoltà coinvolgono soprattutto il fronte della giustizia. D’altronde è impossibile anche solo pensare di realizzare una riforma coerente se il partner di Governo è rappresentato da pezzi del centrodestra. Nella migliore delle ipotesi, sono diametralmente opposte le interpretazioni su come dovrebbe essere la giustizia in Italia.

Il rischio è quello di partorire un pastrocchio legislativo. E’ proprio questo ciò che sta accadendo. In particolar modo sull’autoriciclaggio. Il testo che circola in questo momento contiene gravi distorsioni che, di fatto, rendono l’eventuale legge del tutto inefficace.

I difetti sono frutto anche e soprattutto dallo squallido gioco al compromesso che risulta inevitabile quando a redigere una norma sono soggetti politici radicalmente diversi. Alcuni elementi appaiono però incomprensibili anche prendendo in considerazione questi ostacoli fisiologici.

Nel dettaglio, sono due particolari a rendere il testo inefficace e sostanzialmente inutile. Il primo riguarda la punibilità. E’ stata decisa una soglia al di sotto del quale l’autoriciclaggio non viene perseguito. Questa soglia si basa sul reato che sottintende alla produzione di denaro sporco. Se questo reato è punibile con una reclusione non superiore a cinque anni, “l’autoriciclatore” può dormire sogni tranquilli.

Questa “clausola” compromette l’efficace della norma. Anche perché esclude la maggioranza dei casi. Chi è in possesso di denaro sporco e vuole autoriciclarlo, spesso non l’ha prodotto con attività illecite come la droga o l’estersione, bensì attraverso reati di origine economica e fiscale.

Il ministro dell’economia Padoan è consapevole di ciò, e infatti sta insistendo sull’eliminazione della soglia. La distorsione più grave riguarda però un altro particolare, questo veramente incomprensibile. Nel comma tre del testo attualmente in esame infatti si legge: “Il reato non è punito quando il denaro, i beni o le altre utilità vengono destinate alla utilizzazione o al godimento personale”. C’è da rimanere allibiti: per quale motivo un individuo dovrebbe riciclare denaro se non per farsi gli affari propri? Credere alla favoletta del riciclaggio a scopo di beneficienza è da imbecilli.

Ad ogni modo, non si tratta di un testo definitivo. Preoccuparsi è lecito, ma le cose sono destinate a cambiare – in che modo, positivo o negativo, non è dato saperlo. Il braccio di ferro è piuttosto affollato, e comprende il ministro dell’Economia Carlo Padoan, il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, il ministro della Giustizia Andrea Orlando e le due maggioranze.

Sullo sfondo, la delusione del presidente del Senato Pietro Grasso. L’ex magistrato ha cercato fin dai primi giorni della legislatura di dare il suo prezioso contributo alla lotta contro il malaffare. Un anno e mezzo fa ha depositato una proposta di legge che comprendeva l’autoriciclaggio. Ebbene, attualmente riposa ignorata nei meandri del Palazzo. Il Governo non la sta prendendo in considerazione e, anzi, quando ha cercato di fare capolino è stata vittima si ritardi e stop vari.

Insomma, l’esecutivo ha bloccato Pietro Grasso. Il presidente del Senato si è lamentato di ciò nel corso del suo intervento al Festival del Diritto di Piacenza. L’ex magistrato si è addirittura chiesto quali poteri forti abbiano avuto interesse a bloccare la sue proposte. Una domanda retorica, certo, ma che procede da una descrizione dei fatti la cui interpretazione non lascia adito a dubbi: “dal 15 marzo 2013 la mia proposta è ancora in commissione Giustizia in Senato. Ce n’è una alla Camera che affronta alcuni degli stessi temi. Il ministro ne ha promesse altre. Eppure non si va avanti”. Grasso si è poi scagliato contro coloro che attribuiscono al testo in commissione una contiguità a quello dello stesso Grasso: “Naturalmente la dizione usata è “Grasso e altri”, ma è ben lontana dal mio testo originale che colpiva sia i reati economici della mafia che quelli dei colletti bianchi, insomma qualsiasi reato che genera profitto. Solo così si può garantire l’integrità del sistema economico e finanziario e recuperare miliardi di euro alle casse dello Stato”.

Giuseppe Briganti