Caso Sangalli,la corruzione ucciderà l’impresa ?

Di Laura Marinaro

Trascorreranno il Natale a casa, ognuno nella propria ai domiciliari, Daniela, Patrizia e Giorgio, i tre figli di Giancarlo Sangalli, l’imprenditore dei rifiuti ottantunenne ai domiciliari per corruzione, turbativa d’asta ed evasione fiscale da oltre una settimana. Lo ha deciso il Gip dopo che la famiglia è già stata interrogata dai sostituti procuratori Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo e ha parlato ammettendo in toto le contestazioni dell’accusa. Insomma ammettendo di aver pagato centinaia di migliaia di euro a decine di politici e funzionari corrotti di Monza e del resto d’Italia. Nulla è trapelato sulle dichiarazioni dei cosiddetti Ligresti della Brianza, ma sembra che qualcosa hanno spiegato di quel meccanismo fatto di appalti vinti in parte legittimamente, in parte corrompendo pubblici funzionari e politici per far costruire ad hoc per loro le gare pubbliche. Parole che, a questo punto, hanno fruttato l’uscita dal carcere e che probabilmente apriranno nuovi filoni di inchiesta. In Brianza non si parla d’altro, da quando su Monza e non solo si è abbattuto il ciclone dell’inchiesta Clean City che ha visto 41 persone indagate e di queste 26 sottoposte a diverse ordinanze di custodia cautelari. Non si parla d’altro primo perché quel panettone amaro per i Sangalli lo sarà ancor più per i duoi dipendenti, ma soprattutto perché le intercettazioni telefoniche e ambientali che vengono pubblicate sulla stampa locale sono a dir poco imbarazzanti. In questa sede vorrei risparmiare le conversazioni e i fatti, ma devo ammettere che questa volta l’indagine da parte del magistrato è stata condotta con dovizia di mezzi e uomini, applicando le tecniche investigative dell’antidroga alla corruzione. È anche vero che molto sembra da fare, anche per ammissione degli investigatori. E allora la Brianza e l’Italia intera (Sangalli aveva appalti in 84 comuni) trema. In attesa di sviluppi, ammissioni e ritrattazioni, comunque, c’è un dato da registrare che non va dimenticato. Come nel caso Fonsai e Ligresti, quello che preoccupa di più è la sorte delle persone che per Sangalli lavorano onestamente, credendo fermamente nella realtà imprenditoriale importante che egli ha costruito negli anni. Oggi si è tenuta un’udienza dal Gip per decidere se, in base alla nuova legge 231 sugli appalti, è possibile richiedere il commissariamento della società con il salvataggio degli appalti ottenuti e degli oltre 1500 posti di lavoro, di cui 1000 interni al colosso dei rifiuti. Il giudice ha rinviato la decisione ma sembra che, almeno questa volta, non si voglia far pagare ai dipendenti gli errori dei capi e dei dirigenti. Altre volte è andata diversamente e allora è stato ancora più chiaro di prima che la corruzione ha ucciso non solo la concorrenza ma l’impresa stessa e il lavoro.

20/12/2013

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