I crimini economici che hanno rovinato l’Italia

LA CORRUZIONE ALZA I COSTI DI OGNI OPERA

Una vera e propria giungla. Quella degli appalti e dei lavori pubblici è la madre di tutte le tangenti…. Non è facile per Piero Di Caterina, imprenditore che per lavorare deve per forza accedere agli appalti pubblici, raccontare ai magistrati e all’opinione pubblica tutto quello che ha dovuto vedere e vivere in un mondo ai limiti della legalità. Non è facile soprattutto perché sente dentro di sé di essere una vittima di enormi abusi e perché sa di non avere ancora ottenuto quella giustizia in cui ha confidato, denunciando reati gravi proprio nell’ambito di gare d’appalto pubbliche. In fondo, nel nostro sistema malato la denuncia è sempre un atto di grande coraggio che ha un prezzo esorbitante. Chi denuncia viene lasciato solo dallo Stato, dalla politica onesta e dalla magistratura che non lo incoraggiano e non lo tutelano a sufficienza.

Dalle pagine che seguono si comprendono profondamente i meccanismi della corruzione negli appalti pubblici. Qualche dato. Il 30% degli appalti in Italia viene affidato senza gara dalle tredicimila stazioni appaltanti (comuni, enti pubblici, comunità montane, Asl). Un vero e proprio dato allarmante. Come è possibile? Ancora una volta sono le leggi a permetterlo. A fotografare una situazione preoccupante è stato recentemente Giuseppe Santoro, presidente dell’Autority per i Contratti Pubblici che così ammette di aver fallito. «L’appalto senza gara è diventato prassi. Quasi la metà (il 48,1%) dei contratti di importo superiore a 150.000 euro nel 2011, è stata affidata attraverso una procedura negoziata senza pubblicazione del bando. Si tratta di 8.877 cantieri per un importo medio di 403.095 euro e un valore complessivo di 3,6 miliardi di euro. Una tendenza che va a crescere nel tempo. Si è passati infatti da una frequenza del 7% nel 2008 al 37,6% nel 2011.» Perché? Ancora una volta grazie alle modifiche del decreto legge 70/2011, che ha innalzato la soglia massima della trattativa privata da cinquecentomila a un milione di euro. Inutile la legge obiettivo. A dieci anni dall’entrata in vigore della norma che avrebbe dovuto accelerare la realizzazione delle opere strategiche è stata completata un’opera su tre. Insomma lavori lentissimi e richiesta di varianti, tempi dilatati di redazione della progettazione esecutiva. Risultato: l’incremento dei costi contrattuali. Per non parlare delle varianti. Tra i casi eccellenti la Nuvola disegnata da Massimiliano Fuksas a Roma, che ha collezionato ben sei varianti, l’ospedale del Mare di Napoli (opera in stallo, con costi lievitati di oltre il 50% rispetto al progetto originario di duecentodiecimilioni) e l’auditorium di Isernia con costi quintuplicati da undici a cinquantacinque milioni. Ed è di ottobre scorso la notizia dell’inaugurazione dell’auditorium de L’Aquila, opera realizzata per il post-terremoto del 2010, che è stata chiusa solo dopo due giorni per mancanza di collaudo. I numeri sono impressionanti. Negli appalti pubblici che si realizzano i peggiori crimini economici del Paese.
La corruzione riguarda tutto ciò che è spesa pubblica. E non serve fare la spending review per risolvere il problema, se alla base non si eliminano i crimini. Ormai è un dato riconosciuto persino dall’Europa e da grandi studiosi: è nelle grandi opere infrastrutturali, negli appalti utili per la gestione ordinaria del Paese, in tutti i servizi pubblici e, più in generale, nel funzionamento della macchina dello Stato che si annida la corruzione. Le grandi opere e le costruzioni delle infrastrutture sono le situazioni più evidenti. Siamo circondati da cantieri fermi o aperti per decenni, dai quali sembra non ci libereremo mai. Nel frattempo tutte le infrastrutture vanno a rotoli. E si stima che in Italia un chilometro di autostrada costi anche quattro volte in più rispetto al resto del mondo. La Tav sei volte più che in Francia. E non c’è Authority o spending review che tengano per fermare i ladri o gli incapaci.

Il sistema corruzione

20 agosto 2013