La Corte dei Conti bacchetta l’affaire Serravalle nella relazione annuale

di Laura Marinaro

L’affaire Serravalle della ex Giunta guidata da Filippo Penati torna alla ribalta anche come esempio di cattiva amministrazione pubblica nella relazione annuale della Corte dei Conti di Milano. Ieri il procuratore regionale contabile Antonio Caruso che comunque dell’operazione di acquisto del 15% dell’autostrada da parte della Provincia da Marcellino Gavio nel 2005 si sta occupando, ha confermato che il danno erariale ammonta a oltre 100 milioni di euro. «Prezzo assolutamente incongruo ed eccessivo rispetto a quello di mercato» quello con cui furono pagate le azioni (ovvero 8,9 euro l’una) che secondo il togato ha provocato «pregiudizio per le pubbliche finanze; insomma detto acquisto azionario per un valore sopravvalutato dei titoli, oltre a risultare pregiudizievole dal punto di vista erariale quale atto di mala gestito patrimoniale, ha inoltre consentito di contestare ulteriori pregiudizi al pubblico erario». A onor del vero quello di ieri è stato un discorso che sottolinea la richiesta di Caruso già presentata di condanna per Filippo penati, Antonino Princiotta, ex segretario della Provincia, e dei sette assessori della Giunta che allora firmò, poco prima delle vacanze e quasi alla chetichella, la famosa delibera di acquisto. Un’operazione che è al vaglio della Procura di Monza che non ha ancora chiuso il filone dell’inchiesta che riguarda anche eventuali responsabilità penali di Penati in particolare in quell’affaire. L’ipotesi dei pm Walter Mapelli e Franca Macchia è che dietro il sovrapprezzo che la Provincia pagò a Gavio per l’operazione (lui le azioni le aveva acquistate a soli 2,99 euro), ovvero circa 176 milioni di euro, possa nascondersi una maxi tangente andata nelle casse dell’ex Pd lombardo. Intanto lo stesso Penati, insieme a Princiotta, all’architetto Renato Sarno (consulente di Serravalle) e a Massimo Di Marco 8ex ad della società), sono a processo a Monza nel primo filone dell’inchiesta sul Sistema Sesto per corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti. Nella scorsa udienza è stato sentito l’ex avvocato di Serravalle Bruno Rota che ha confermato che Penati si comportava in Serravalle come “amministratore di fatto” e che Sarno era solo un consulente ma il suo comportamento era quello di un capo. Secondo la difesa di Penati tutto si sarebbe svolto nel pieno rispetto del ruolo che il Presidente della Provincia aveva nella società acquisita. In attesa della sentenza contabile si attende dunque la chiusura dell’inchiesta penale e si prosegue con questa parte del processo. Prossima udienza l’11 marzo.

23/02/2014

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