LA FINE DEL SISTEMA SESTO ?

La Città della Salute, o della «mazzetta» come l’ha definita Orazio La Corte, ex consigliere verde defenestrato dalla ex giunta Oldrini nel suo libro Sistema Sesto, Sistema Italia, si farà nelle famigerate ex Aree Falck. Un milione 300 mila metri quadrati maledetti. La firma definitiva dell’accordo di programma tra Comune di Sesto, Milano, Regione Lombardia e Ministero della Salute si è avuta giovedì scorso ed è dei primi di agosto la notizia che Davide Bizzi, proprietario delle aree ha stretto con Sorgente Group “un’alleanza nell’iniziativa di recupero e sviluppo dell’ex Area Falck di Sesto San Giovanni secondo il masterplan realizzato dall’architetto Renzo Piano”. Sorgente Group entrerà nella compagine azionaria a cui è riconducibile la proprietà dell’ex Area Falck, arrivando a controllarne il 21,77%. Il progetto prevede la realizzazione, anche grazie al recupero di alcuni edifici storici, di immobili residenziali e commerciali immersi in un parco urbano di 70 ettari, affiancati dal famoso polo sanitario di eccellenza una struttura ospedaliera totalmente eco-sostenibile, nel progetto di Piano, che ospiterà a partire dal 2019, l’Istituto Neurologico Besta e l’Istituto Nazionale dei Tumori. Una “nuova città” di un milione di metri quadri edificati in grado di ospitare oltre 28.000 abitanti, sulla quale il dibattito che non può che non rimandare al Sistema Sesto è ancora vivo. Duri e contrari al progetto, che prevede la riduzione del verde iniziale e persino la costruzione di un ennesimo centro commerciale, sono gli ambientalisti, i grillini e alcuni esperti medici e scienziati che pongono l’accento sui problemi di bonifica di un’area postindustriale così grande in vista di strutture che dovrebbero curare la salute. Secondo La Corte, «non è proprio opportuno costruire due ospedali su un’area attualmente molto inquinata e che richiederà una bonifica attenta, molto lunga e parecchio costosa e poi il Parco è stato ridotto di molto rispetto al progetto originario. Mi chiedo se anche questa volta sia davvero necessario costruire per la salute dei cittadini, o per l’ennesima speculazione?»

Quali che siano le ricadute sociali ed economiche sul territorio di un grande progetto che, tuttavia, per molti è inutile visto che basterebbe trasferire nei padiglioni vuoti di Niguarda il Besta e risistemare l’Istituto dei Tumori lasciandolo a Milano, resta da riflettere sul destino di queste famigerate e Aree post industriali, le più grandi d’Europa, che hanno alimentato per decenni gli appetiti della politica corrotta e di imprenditori del mattone, come racconta Piero Di Caterina nel suo libro Il Sistema Corruzione (Add Editore, disponibile anche sul sito de L’Intraprendente cliccando qui).

La storia. La ex Falck, da quando nel 1996 fu venduta dalla famiglia dell’acciaio a Giuseppe Pasini, non ha visto la luce della riqualificazione a causa di diverse vicissitudini legate all’inchiesta su Filippo Penati. Una iattura non solo per gli imprenditori che hanno cercato di farci qualcosa, dovendo sborsare milioni regolari e non, come il Gruppo Pasini prima e Risanamento poi, ma anche per i cittadini. In tutti questi anni, proprietario dopo proprietario, dirigente dopo dirigente e consulente dopo consulente, secondo i protagonisti delle vicende (dagli accusatori del Sistema Sesto Giuseppe Pasini e Piero Di Caterina, ai consiglieri comunali come Antonio Lamiranda) i cittadini hanno dovuto sborsare alcuni milioni di euro di soldi pubblici. Questo perché ad ogni padrone e ad ogni progetto, il proprietario si doveva sobbarcare il costo degli archistar il più delle volte “consigliati fortemente” dai vertici dell’amministrazione dell’ex Stalingrado d’Italia guidata nel tempo da Filippo Penati (proprietario Pasini e poi Luigi Zunino), Giorgio Oldrini (proprietari Zunino e poi Bizzi) e infine Monica Chittò (proprietà Bizzi), ma il Comune pagava ancora consulenti e tecnici esterni. Una storia infinita non solo di occasioni mancate, corruzione giunta a patteggiamenti e ad un processo che è appena iniziato, ma anche di sprechi. Qualche pillola d : quando arriva Zunino, 2005, in Comune ci si attrezza con una delibera ad hoc per un nuovo gruppo di lavoro, capitanato dall’architetto esterno Patrizio Enriquez. Si tratta di quattro giovani architetti che devono studiare il Pgt e vengono presi come consulenti per 60 mila euro. Ma nel 2009 grazie ad una legge del Governo Prodi, il gruppo viene assunto indeterminatamente e una strana determina pre-datata, sulla quale la magistratura monzese sta indagando, fa si che agli assunti venga riconosciuto un indennizzo di altre 150 mila euro.

Per quanto riguarda Enriquez, è Oldrini nel 2008 a chiamare l’archistar chiedendo di occuparsi di Pgt e Aree Falck. Per cinque anni a circa 80 mila euro l’anno. Dopo un anno e mezzo lui va via. Allo scoppiare del Sistema Sesto dichiarerà: «Non appena mi avvicinavo alla Falck, c’era subito qualcosa o qualcuno che mi ributtava indietro. Mi si chiedeva di occuparmi di Pgt senza però impicciarmi di Falck. La correttezza dell’operato della pubblica amministrazione, a Sesto San Giovanni, era molto, molto discutibile…». La consulenza più strana e clamorosa, è quella data a Guido Rossi, ex senatore Pd e uomo di nomenclatura. Dal 2007 al 2008, chiamato da Oldrini e l’ex direttore generale Marco Bertoli, avrebbe dovuto fare “attività di analisi economico finanziario del piano delle ex Aree Falck” per un emolumento di 1.860 euro all’ora. Totale 240 mila euro. Avrebbe dovuto perché la consulenza fu solo “orale” (se ne parla diffusamente nel libro verità di Piero Di Caterina Il Sistema Corruzione, ndr) al punto che su esposto del consigliere del PdL Antonio Lamiranda, recentemente i magistrati contabili hanno condannato Bertoli, indagato per concussione nel Sistema Sesto, a restituire 180 mila euro di Rossi. A dispetto della condanna, poi, è stato Rossi a restituire parte della consulenza. E chissà ancora quante ce ne saranno a questo punto e quanto riguarderanno lo sbancamento, la bonifica e compagnia cantante.

Quando Davide Bizzi “deve” utilizzare Renzo Piano, per continuità dirà il Comune, e l’amministrazione deve ancora deliberare soldi, più o meno 120 mila euro, per un altro studio di valutazione economica del progetto con una società esterna. Lo stesso giudice contabile conferma: «Un incarico, quello di Rossi, sostanzialmente sovrapponibile era stato conferito a primarie società nazionali di advisory (prima Pricewaterhouse & Coopers e poi Deloitte), con una sostanziale superfetazione della consulenza», cioè un’aggiunta superflua per Rossi. Di tutto questo sistema siamo stanchi e speriamo lo siano imprenditori dell’area e cittadini che, a questo punto, piuttosto che vedere i comignoli del gigante buono e tristemente deserto abbandonato ancora per anni, preferiscono credere che la Città della Salute possa diventare una nuova opportunità di ripresa per Sesto e per la Lombardia.

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