Legge Severino : la manna del cielo per chi pratica corruzione

prestiIl sostituto procuratore generale della Cassazione Vito D’Ambrosio nella sua requisitoria sulla legge Severino oggi all’attenzione delle sezioni unite della Suprema Corte,ha dichiarato : “La Legge Severino ha posto più problemi di quelli che voleva risolvere perché nelle norme c’è mancanza di indicazioni nitide”

I giudici per la prima volta affrontano i nodi interpretativi della legge 190 del 6 novembre 2012, in particolare i limiti di demarcazione tra il reato di concussione e quello di induzione nati dopo lo «spacchettamento» della concussione. In pratica, il pg è incline a mantenere una configurabilità ampia del reato di concussione punito in maniera più pesante rispetto a quello di induzione, e che prevede tempi di prescrizione più lunghi e pene accessorie.

Bene. Prendiamo atto di questa nuova consapevolezza,nuova solo per gli altri perché il Presidente di CosaPubblica,Piero Di Caterina lo ha denunciato più di un anno fa nel suo libro Il sistema corruzione  del quale riprendiamo proprio il passaggio che riguarda le considerazioni di D’Ambrosio

 

In Italia la corruzione, negliultimi anni, è aumentata soprattutto al Nord. Lo stesso presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaulino prima, e il procuratore generale Salvatore Nottola, poi, hanno sottolineato che «la corruzione dilaga». Hanno poi aggiunto che il valore delle attività predatorie appesantisce del 40% la spesa pubblica. Una piaga che in Italia grava per il 4% sul Pil, contro l’1% nell’Unione Europea. Un’altra prova che nel malaffare pubblico siamo davvero i «campioni del mondo». Ma questi numeri valgono come quelli giocati al Lotto perché, basandosi su ipotesi, non rappresentano la reale gravità del fenomeno, che è di gran lunga superiore. Il valore di sessanta miliardi è un dato sposato anche dalla Corte dei Conti per tentare di accendere il dibattito sul problema di cui per anni si è parlato pochissimo e male: i ladri non rilasciano interviste e hanno invece interesse ad alimentare la controinformazione. Negli ultimi mesi il vento sembra cambiato. Gli scandali si susseguono, come il numero degli indagati e degli arrestati, e la parola corruzione è di
grande «tendenza». La verità è che esistono dati economici, quelli dei giudici dei conti, che attestano la cifra totale del sistema corruzione in Italia sul doppio o il triplo di sessanta miliardi, soprattutto se si considera che una parte rilevante del giro d’affari delle mafie deriva dalla corruzione. Inoltre, se sommiamo a essa anche i reati di evasione fiscale e autoriciclaggio, si arriva all’apoteosi del furto. Se la cifra precisa non è nota, l’enormità dei fatti traspare in maniera evidente da alcuni indicatori elaborati da altre fonti autorevoli. Secondo un rapporto del World Economic Forum di Davos del 2012, nella graduatoria per «efficienza anti corruzione», l’Italia è piazzata al settantaduesimo posto. In quella dell’etica dei politici siamo al centoventisettesimo; nell’efficienza antitangenti al sessantaquattresimo e – tremendo a dirsi – nell’indipendenza della magistratura al sessantesimo posto. Numeri da Terzo mondo che si aggiungono alla malafede del governo dei tecnici che, da quando si è insediato, continua a farci credere di voler fare la lotta alla corruzione con una legge pessima approvata lo scorso 31 ottobre 2012. Una legge che, se non verrà modificata, dopo i pronunciamenti di stroncatura della Cassazione, salverà, grazie alla prescrizione, proprio alcuni dei presunti concussori più potenti del Paese, quindi i politici «mangioni», e che punirà chi denuncia. Prima di iniziare a riflettere su cosa è davvero la corruzione e come fare a difenderci, vogliamo rivolgere delle domande al lettore. Come può un popolo accettare di essere imbrogliato,
derubato in questa maniera spudorata e impunita, senza ribellarsi? Come possiamo digerire il fatto che noi siamo il popolo più indebitato del mondo e che i soldi presi a prestito sono serviti per la maggior parte ad arricchire una casta opulenta che fa la bella vita alle nostre spalle? Come possiamo accettare di avere meno di diecimila magistrati con quasi nove milioni di processi pendenti, e tempi medi di definizione nel civile pari a sette anni e tre mesi, e nel penale a cinque anni? Come si può accettare che in un Paese con 5000 procedimenti civili all’anno ogni 100.000 abitanti, non si raddoppi il numero dei magistrati? Come possono laureati precari accettare che ci siano amministratori che continuano a truccare i concorsi pubblici per creare posizioni di vantaggio?
Siamo un popolo allo sbando se non ci diamo delle risposte, ma soprattutto siamo un popolo travolto dai debiti causati proprio dalle ruberie della corruzione. Un popolo nonostante tutto molto ricco, ma con la ricchezza concentrata in pochissime mani tra le quali, sicuramente, si devono contare quelle sporche di chi pratica il malaffare. Dobbiamo farci restituire i soldi che ci hanno
rubato e ci rubano. Nessuno conosce l’entità della somma che è stata sottratta alla quasi totalità dei cittadini onesti. La realtà è che si parla di cifre stratosferiche che, per essere ben definite, dovrebbero trovare verifica in un’analisi economica chiara. Ma chiarezza non c’è perché le carte, e tutto il resto, vengono mantenute all’oscuro. Facendo mille ipotesi, che dovrebbero essere verificate da uno studio finanziario serio – ma purtroppo non ne abbiamo contezza –, abbiamo
stimato in 6000 euro all’anno la cifra di quattrini sottratta dalle tasche degli italiani onesti e in altrettanti quelli che abbiamo pagato fino a oggi in perdite di opportunità e di valore del bene comune. Tutti hanno sotto gli occhi lo svilimento delle strutture pubbliche del nostro Paese. Eravamo ai vertici fino a vent’anni fa e oggi siamo precipitati in condizioni di degrado vergognoso. Nei ragionamenti che faremo, quando servirà, useremo il valore di 12.000 euro all’anno per far capire al lettore il danno che ognuno di noi subisce dalla politica criminale e corrotta, consapevoli fin d’ora che ci sarà chi ci criticherà e si metterà a speculare sulla precisione delle affermazioni. È un gioco vecchio: quando il ladro viene scoperto, si arrampica sui vetri e cerca di contestare i ragionamenti, spostandosi dalla sostanza ai dettagli. Non cadremo nella trappola. A questi mariuoli
o a chi, onesto e in buona fede, si farà abbindolare da loro, schierandosi contro di noi, vogliamo dire fin d’ora che non è l’entità della cifra l’essenza del dramma, ma la vergogna di vivere in un Paese democratico dove la democrazia è scaduta così in basso da negare alla totalità dei cittadini un punto di partenza paritario. Il furto di pochi a danno della collettività, qualunque sia la cifra, dovrebbe essere combattuto da tutti e con tutte le forze.

Da Il sistema corruzionehttp://www.bookrepublic.it/book/9788867830084-il-sistema-corruzione-come-rubano-i-nostri-soldi-e-perche-dobbiamo-dire-basta/

24/10/2013