Pronto il primo drappello dell’esercito di Ispettori volontari anticorruzione

Grande successo per il primo seminario organizzato da Cosapubblica-Libra a Sesto san Giovanni lo scorso 29 marzo. Adesso il format potrà essere ripetuto in tutta Italia

Grande successo ed interesse, sabato 29 marzo, per il primo seminario organizzato da CosaPubblica Libra (movimento anticorruzione) a Sesto San Giovanni, per la formazione di ispettori volontari. Un parterre di relatori ed ospiti d’eccezione quello che ha spiegato ad una platea di quaranta  persone iscritte e centinaia collegate in streaming da tutta Italia, quali sono i meccanismi della moderna corruzione e come riuscire ad investigare nella pubblica amministrazione attraverso le cosiddette fonti aperte. Piero Di Caterina, presidente di Cosapubblica-Libra, ha fatto da padrone di casa egregiamente intervenendo con un commento ad ogni intervento dei relatori per spiegare, in quanto imprenditore delle pubbliche forniture, come sia difficile combattere dall’interno certi meccanismi di corruzione ingegnerizzata e quanto sia grave il peso per chi denuncia. Sicuramente di spicco la “lezione” di Antonio Di Pietro, ex pm di Mani Pulite ed ex ministro e oggi “testimone di Giustizia” come lui stesso si definisce. «Buona l’idea di Cosapubblica di costruire operatori che possano usare i bisturi e le medicine per combattere la corruzione – ha detto – ma purtroppo in Italia non ci sono bisturi e medicine sufficienti. E togliamoci dalla testa l’idea di combattere la corruzione solo con la repressione, ci vuole la collaborazione con i magistrati di tutti quanti. È anche vero che deve essere conveniente per un imprenditore rompere il patto di omertà che lo lega all’amministratore pubblico corrotto, ma oggi con la nuova legge Severino non conviene perché entrambi sono condannati». La via d’uscita c’è e CosaPubllica – Libra ha colto la palla al balzo: «Andiamo avanti con la proposta di introdurre la clausola di non punibilità di chi denuncia per primo – ha continuato Di Pietro – poi ci vuole una convenzione europea per l’embargo economico di tutte quelle società che hanno controllate nei Paesi off shore e vogliono lavorare con lo Stato ne che devono essere anche escluse dalle gare». Infine una provocazione che segue ad una lettera inviata dallo stesso Di Pietro a Papa Francesco: «Visto che vuole fare la lotta alla corruzione ci aiuti a tirare fuori i nomi dei titolari dei conti correnti Enimont alla Banca Vaticana!». Prima di Di Pietro aveva relazionato l’ingegner Antonio Rugari, esperto di pubblica amministrazione, che ha spiegato come funziona la macchina dello Stato e dove ci sono i cosiddetti buchi neri che favoriscono la corruzione. «Sono le società partecipate, le s.p.a che non pubblicano i propri bilanci e che quindi possono agire più liberamente nell’illegalità – ha spiegato – tuttavia anche nell’ambito delle stazioni appaltanti i meccanismi per eludere le regole sono essenzialmente tre: le consulenze vere o false a personaggi fidati che poi “ritornano” una parte al politico o al pubblico ufficiale, lo spacchettamento dell’appalto in appalti sottosoglia diversi e il prezzo troppo basso della gara d’appalto». Sullo stesso argomento anche Vincenzo Panza, consulente di controllo proprio nel settore degli appalti pubblici, che ha spiegato come è possibile controllare senza possibilità di scappatoie per chi vuole eludere gli stessi controlli. «I controlli devono essere ripetuti e sul posto, ma soprattutto ci sono i sistemi per capire se sono state aggirate le regole, ad esempio esaminando la ripetitività del ricorso ad un’azienda e molti altri». L’avvocato Corrado Sanvito ha poi illustrato la Legge Severino anticorruzione del novembre 2013 e in particolare «lo spacchettamento del reato di concussione per costrizione (ovvero estorsione esercitata con la violenza dal pubblico ufficiale) e concussione per induzione che mette sullo stesso piano corrotto e corruttore, non più concusso, in quanto insieme perseguirebbero il vantaggio indebito dal concorso». Un escamotage che alla fine dal punto di vista giuridico «ha dato una risposta a chi chiedeva quale fosse il ponte intermedio tra concussione e corruzione», ma che da altri punti di vista ha tarpato le ali all’imprenditore che vorrebbe denunciare. Cosa è l’Osint, l’Open Source Intelligence e come noi tutti cittadini che vogliamo diventare controllori della cosapubblica possiamo utilizzarlo. Questo il core dell’intervento di Leo Reitano presidente dell’Associazione Giornalismo Investigativo. «Devo ammettere che in Italia la stampa investigativa è molto indietro rispetto alla capacità di utilizzo dell’Osint a livello tecnico – ha detto – ai miei corsi infatti partecipano più che altro esperti di investigazione e persino appartenenti ai servizi segreti». Reitano ha poi spiegato materialmente come si porta avanti un’indagine di Osint utilizzando dei tools liberi, accessibili a tutti coloro che abbiano una media dimestichezza con il computer e con la rete. Lo scenario internazionale della lotta alla corruzione e della percezione che della corruzione si ha nel mondo è stato poi illustrato da Davide Del Monte di Transparency International Italia che, insieme al Centro Hermes sta mettendo a punto dei format per aiutare i dipendenti pubblici ad usare nella maniera più sicura il meccanismo del wistleblowing ovvero della denuncia della corruzione on line in totale sicurezza. La piattaforma per far si che questo diventi possibile in Italia è stata elaborata proprio dal Centro Hermes per i diritti umani digitali di Fabio Pietrosanti che ha descritto cosa avviene nel resto del mondo e cosa si vorrebbe e potrebbe fare in Italia. «Bisogna fare in modo che la denuncia diventi un punto di merito come avviene in altri paesi – ha detto – e non più delazione come si è sempre chiamata nella cultura italiana». La piattaforma OpenLeaks è stata dunque illustrata in tutte le sue possibilità e lanciata l’idea di attivarla in Italia proprio con Cosapubblica e con Transparency International. Infine molto toccante è stato il racconto di Enrico Ceci, il primo vero wistleblower italiano che con le sue denunce contro i vertici del Banco Desio, per cui lavorava, ha attivato un processo penale che ha portato i vertici ad essere condannati per riciclaggio di denaro all’estero. «Ho perso il lavoro per quello che ho fatto ma comunque invito tutti a fare la stessa cosa altrimenti per questo Paese non ci sarà una via d’uscita».

Tutti gli interventi del seminario saranno a breve disponibili on line sul sito www.cosapubblica.it e anche la registrazione della giornata. Cosapubblica ha infine espresso l’intenzione di ripetere il format per la formazione di ispettori volontari anticorruzione in tutta Italia e chiesto ai partecipanti di attivarsi sul proprio territorio.

31 marzo 2014