Atm e i soliti inganni sui costi

di Laura Marinaro

Atm, nuovo aumento del biglietto in vista? Ai cittadini sembra di percepire questa novità quando leggono le dichiarazioni di Giulio Ballio, ex rettore del Politecnico e ora consigliere di amministrazione di Atm, che lancia l’allarme: «se il comune dovesse tagliare di 20 milioni di euro il contratto di servizio che lega a Comune e azienda dei trasporti, le conseguenze sarebbero insostenibili e impietose soprattutto per i cittadini». Malgrado il presidente dell’azienda pubblica Bruno Rota, parlando con i cronisti del maxidividendo di 55 milioni richiesto dal Comune all’azienda, dice che «Gli investimenti sono salvi. Discorso diverso per il contratto di servizio. C’è una procedura. Non può essere rivisto al ribasso. Questo sì che ci preoccuperebbe molto». Affermazione non vera perchè Atm eroga una quantità di servizi in meno di quello che dovrebbe e i cittadini non se ne accorgono. A dimostrarlo numerose inchieste giornalistiche che hanno potuto dimostrare come vengono saltate delle corse, ma anche le affermazioni di insigni studiosi di trasporto pubblico. Analizzando approfonditamente la questione si torna indietro di anni quando si parla del contratto di servizio firmato tra Comune e Atm e si ritorna all’epoca dell’Araba Fenice. Il contratto, infatti, non è dato da conoscere ai cittadini perché nella S.p.a. Partecipata con il pubblico dei trasporti milanesi, è difficile ottenere trasparenza. Per questo è difficile capire quanto e come è cresciuto il contratto e dove sono finiti i fondi. D’altronde dal contenzioso avviato da una delle ex ditte appaltatrici dei servizi per conto di Atm e l’azienda milanese, emerse che Atm, pur avendo vinto la gara pubblica, non rispettò il dettato della norma che prevede subito la firma del contratto e poi dopo un mese il subentro. Infatti ciò non fu rispettato e Atm subentrò senza contratto esautorando le aziende private. Ecco perché suonano strani e incomprensibili i pianti di coccodrillo dell’azienda. Al punto da far sospettare un nuovo aumento del biglietto. I 20 milioni – stando alle voci insistenti – non servirebbero all’azienda perché Atm fa profitti, chiude il 2012 con un utile netto di 2,16 milioni di euro e – in quanto azienda pubblica – non dovrebbe farlo. Da più parti si è detto (insigni professori del Politecnico, ndr) che questa azienda completamente pubblica è stata utilizzata per pagare benefit a dirigenti e consulenti d’oro, oltre che per fare i suoi servizi. Insomma la manovra di richiedere insistentemente i 20 milioni al comune potrebbe servire da apripista per aumentare ancora una volta i biglietti e consentire all’amministrazione pubblica proprietaria di fare cassa. Staremo a vedere. Crediamo comunque che si possa stare tranquilli perché i quasi 10 mila dipendenti che lavorano in Atm, quando serve, stanno molto attenti a non farsi fregare.

22/10/2013