De Magistris condannato: la reazione è… come quella di Berlusconi

Chi se lo sarebbe mai immaginato che Luigi De Magistris, sindaco di Napoli e appartenente a quello che è stato definito il “partito delle manette” non solo sarebbe stato condannato ma avrebbe addirittura reagito come Berlusconi?

A un’occhiata superficiale, è fortissima la sensazione che De Magistris si stia comportando come il leader del centro destra si è sempre comportato. La tattica utilizzata dall’ex Cavaliere consiste nel delegittimare i giudici che lo hanno condannato o i Pubblici Ministeri che sostengono l’accusa contro di lui. Ad accompagnare il tutto, le ipotesi di complotto che lo ritraggono essenzialmente come la vittima di un potere forte contrare al consenso da lui acquisito presso la popolazione.

Il 25 settembre 2014 Luigi De Magistris è stato condannato a un anno e tre anni di reclusione. La sua colpa è quella di aver violato la Legge Boato, secondo la quale per ottenere i tabulati telefonici di un parlamentare occorre il permesso del Parlamento. Il contesto è quello dell’inchiesta Why Not, ormai arenata da qualche anno, che tra le altre cose ha prodotto come effetto collaterale l’acquisizione da parte dei pm dei tabulati di “mezza Italia”.

La reazione di De Magistris è stata durissima. Ha parlato di pezzi della magistratura “malata”. Questa definizione assomiglia a quella di Berlusconi (“deviata”). Inoltre, il sindaco di Napoli ha parlato anche di un complotto, ossia dell’azione coordinata di alcuni giudici allo scopo di punirlo non per aver commesso un reato ma per aver recitato il ruolo dell’alfiere del giustizialismo. Anche in questo caso la somiglianza con il comportamento berlusconiano è palese (vedi toghe rosse).

Infine, da evidenziare è anche il capitolo “conseguenze”. Si presuppone che un politico condannato dovrebbe dimettersi. Luigi De Magistris alle dimissioni non ci pensa nemmeno. Proprio come Berlusconi. E proprio come Berlusconi ha fatto appello alla volontà popolare e ai voti conquistati alle elezioni. Per inciso, Luigi De Magistris non potrà esercitare più la funzione di sindaco. Per effetto della Legge Severino, sarà sospeso dalla carica. In verità la sospensione non è un automatismo ma procede dalla decisione di un giudice. I presupposti per una decisione in questo senso però ci sono tutti. Anche in questo caso l’ex pm di Catanzaro si è “ribellato”, annunciando che a sostituirlo sarà il vicesindaco, che è un suo fedelissimo.

Alla luce di queste somiglianza, si potrebbe affermare che De Magistris si stia comportando come un novello Berlusconi. E invece qualche differenza c’è. Sono soprattutto differenze di contesto. De Magistris è stato condannato per abuso di ufficio, Berlusconi invece ha compiuto una frode fiscale. Nel primo caso si è trattato di una violazione alla privacy ai parlamentari, nel secondo caso è stata registrata de facto una sottrazione di denaro pubblico (sotto forma di mancate tasse). La differenza di gravità tra i due atti non necessita di spiegazioni. Un’altra differenza riguarda alcuni antefatti. Sostanzialmente, tra magistrati e Berlusconi non c’è stato nessun episodio particolare nel passato. Semplicemente, a un certo punto è stato indagato per alcun presunti reati. Nonostante i tentativi berlusconiani di ricondurre questi i procedimenti a una volontà politica, l’ex Cavaliere ha subito lo stesso trattamento degli altri cittadini indagati e processati.

La condanna di De Magistris è stata invece preceduta da un braccio di ferro con la magistratura stessa: prima è stato privato delle inchieste che stava conducendo, infine è stato sospeso dal Consiglio Superiore della Magistratura. Questo antefatto rende un po’ più credibile le giustificazioni di De Magistris. Nonostante ciò, sono in molti, anche nell’ambiente dei “giustizialisti” (come vengono sprezzantemente chiamati da alcuni giornali di centrodestra) a suggerire le dimissioni al condannato. Il terreno sul quale questi si sta movendo è infatti molto scivoloso. Come espresso fino a qui, le accuse di berlusconismo sono dietro l’angolo. Le dimissioni sarebbero quindi un atto dovuto anche per sottolineare la diversità tra i due mondi che gravitano attorno al concetto di giustizia.

– Giuseppe Briganti