Expo fucina di mancanza di accesso alle opportunità

Controlli sugli appalti di Expo. La missione del combattivo presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone è ai vertici dei suoi interessi. Quali mezzi abbia per essere davvero vincente lo sappiamo, e purtroppo egli stesso più volte ha ammesso di non avere chissà quali poteri per agire di conseguenza quando scopre le anomalie…Ma ovviamente ammiriamo il suo impegno e ne giudichiamo positiva l’opera di controllo. Peccato che, però, proprio in expo si consuma una delle mode italiane, ovvero dare una mano all’imprenditore più bravo perché amico di un certo politico importante, o bravo solo perché famoso, o bravo solo perché appartenente ad una certa parte. E come si può dare questa mano se non saltando del tutto il sistema degli appalti?

Così è la stessa Corte dei Conti che bacchetta Expo: basta con gli affidamenti diretti e maggiori controlli non solo sugli appalti. In particolare sotto la lente di Cantone adesso sta passando l’incarico diretto di Expo al solito amico della Leopolda Oscar Farinetti: la sua Eataly sarà presente nell’evento con due padiglioni per complessivi 8 mila metri quadri in cui ci saranno venti ristoranti, uno per regione. Italy is Eataly il più grande ristorante mai progettato e sbarcato ad Expo senza alcuna gara. Ed è inutile che i benpensanti (vicini e no a Renzi) si sollevino indignati a dire che lui è il più bravo perché la sua idea è stata geniale eccetera eccetera. A presentare una denuncia a Cantone per il “salto delle gare” da parte del rosso imprenditore culinario, è stato nientepopodimeno che Piero Sassone presidente di Icif (Italian culinary institute for foreigners), uno che di ritorazione se ne intende (non c’è solo EaItaly e Farinetti in Italia, anzi…ndr).

«Ma è possibile che a Eataly siano stati dati due padiglioni senza gara? – ha scritto Sassone – Cantone e il Bureau international des Expositions non hanno niente da eccepire?». I venti ristoranti di Italy is Eataly saranno gestiti a turno da 120 ristoratori italiani a cui andrà il 70 per cento degli incassi. Il resto tutto a Farinetti. Naturalmente anche Coop è entrata senza gara come official premium partner che ha versato 12,4 milioni di euro per un padiglione supermercato di 2 mila 500 metri quadrati. La Coop nemmeno a dirlo, anche questa volta Esselunga è rimasto fuori.

Il tema non è questo. Il tema è che è inutile pensare di fare la lotta alla corruzione “controllando” gli appalti sospetti. Prima di tutto sappiamo bene ormai che gli appalti spesso sono costruiti in maniera impeccabile a livello amministrativo ed è nelle loro pieghe che si nasconde la corruzione, ovvero il favorire o no l’imprenditore amico del politico. Secondo perché le gare si possono saltare a piè pari con gli incarichi diretti. Assurdo. Farinetti, che era alla fine un venditore di lavatrici, adesso potrà dire sì o no ai ristoratori che si presenteranno a lui in coda per entrare nell’”affare” Expo. Un’operazione totalmente privata e privatistica per un evento pagato profumatamente con soldi pubblici. Insomma gli affari in Italia li fanno sempre gli stessi. Da sempre è così e rimarrà così? È questo che i cittadini a gran voce dovrebbero dire a Renzi invocando delle vere contromisure al sistema. Peccato che Renzi non potrebbe mai deludere il suo amico Oscar. Il motivo possiamo solo immaginarlo. Risultato 1: assenza assoluta di parità di opportunità di accedere al mercato. Risultato 2: i giovani che sognano di fare i ristoratori in Italia non possono che meditare di andare all’estero. Nei paesi dove la parità di accesso al lavoro e alla vita non è un miraggio.

Laura Marinaro