Ladri

“Questo racconto di Rita Pani è la  splendida fotografia di un momento verità. Mi catapulta indietro negli anni 60 e 70. gli anni del boom e dell’emigrazione di meridionali,veneti,friulani che  immediatamente vennero classificati terroni del sud e del nord. L’esodo di uomini e donne verso le città della grande industria per giocarsi la battaglia della vita e conquistare benessere ed emancipazione sociale.Alle grandi opportunità di lavoro e miglioramento si contrapponevano discriminazione,abuso e violenza simbolica. Alcuni non erano disposti a subire e non riuscivano a difendersi con sistemi legittimi e democratici : politica,sindacato,società civile ed erano quindi risucchiati da frange sociali dedite al crimine a volte, tentando la legittimazione politica. Ecco,in quegli ambienti si sostituiva spesso,nei ragionamenti “rubare con fare”. Di più,l’attività criminale era regolarmente classificata lavoro da chi praticava la delinquenza”

Piero Di Caterina

In un baretto di Cagliari, una sera conobbi Gianni. Un ragazzo alto che mi colpì per la muscolatura possente. Dopo i convenevoli e qualche birra, iniziammo a chiacchierare, e inevitabilmente finì con le domande consone a chi si sta conoscendo:
– “Che lavoro fai?
– “Scrivo!” risposi non senza pudore, poi quasi obbligata dalla buona educazione domandai a mia volta: “E tu?”
– “Faccio appartamenti.”
Le sue braccia tatuate e abbronzate imposero di domandare ancora:
– “Muratore?”
– “No! Faccio appartamenti. Rubo.”
Ogni ladro che si rispetti, quando ha il piacere di raccontare di sé, si presenta come una sorta di Robin Hood. Non ruba mai ai ladri, o a chi è pi povero di lui, e alla fine del racconto non puoi che solidarizzare, e sperare che il prossimo appartamento che farà non sia proprio il tuo. E poi le romanticherie da romanzo, il fisico allenato per arrampicarsi o per scappare, la fatica di organizzare, l’attenzione a non far del male. Gianni mi offrì qualche giro di Ichnusa, e me ne lasciò pagare solo uno, per rispetto – mi disse – perché insistevo.
Quindi sì, signora Boldrini, ha fatto bene a risentirsi per le offese subite dal Parlamento. Ladro non è parola che possa essere tollerata. Ladro può essere anche fatica e lavoro. Ladro può essere necessità. Ladro può essere la rivalsa per quei cittadini a cui tutto è stato negato.
Ha fatto bene a redarguire l’onorevole Di Battista, perché dentro al Parlamento italiano, di fatica non ce n’è.
Ci sono profittatori, mafiosi, debosciati, arricchiti, lobbisti, evasori fiscali, frodatori, distrattori di danaro pubblico, servi, nani e ballerine. Ci sono pure palazzinari, ma gente che fa appartamenti, no. Proprio non ce n’è.
Non che io voglia giustificare Gianni, o i ladri in generale, ma preferisco di gran lunga chi ha il coraggio di sé, che una manica di malfattori ripuliti solo dal titolo e dall’apparenza.
“Cacciate il malaffare da questo Parlamento”, avrebbe dovuto gridare il deputato, così che nessuno presente, essendo testimone dei tempi e della storia potesse avere la sfrontatezza di ribattere alcunché.
Perché di malaffare si tratta, ma anche solo ostinandosi a restare seduti su quegli scranni, partecipando di volta in volta alla farsa continua a cui tutti siamo costretti, in qualche modo si è complici.
Manca il coraggio della verità, signora Boldrini. Manca quel tanto che sarebbe sufficiente a porre fine a questa drammatica commedia assurda che piano piano sta uccidendo anche la parte sana di uno stato che non reagisce più.
E voi, il malaffare lo tutelerete ancora, per convenienza o per opportunità, e la cosa tragica è che ci direte che lo avete fatto per noi.

Rita Pani (APOLIDE)

14-09-2013

 

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