Nella Pubblica Amministrazione le persone perbene sono “minoranze”

Avendo vissuto intimamente con la politica, quella dei fatti, quella che maneggia i soldi dei cittadini, che distribuisce appalti, posti di lavoro, consulenze, vantaggi di qualsiasi genere e autorizza colate di cemento allucinanti, divento testimone di inaudite ruberie. Sono convinto che oggi di corruzione la gente sappia molto poco. Il paradosso è che persino i derubati non gridano allo scandalo. La stampa, la Tv, i media in generale non ne parlano. O meglio, danno notizie quando qualche ladro cade nella rete, ma si limitano a parlare del valore della mazzetta, soprattutto quando i protagonisti del crimine sono famosi. Mai nessuno che però spieghi i colpi punto per punto: come nascono, come i ladri nascondono i soldi, quali sono i comportamenti delle bande. Niente di tutto ciò. Non succede quello che avviene per gli altri crimini. Il clima diffuso, quando si affrontano questi argomenti, è di omertà per i criminali e di tabù striscianti per gli altri. Basterebbero poche centinaia di migliaia di persone per costringere chi amministra il potere a smetterla, ma questo continua a non succedere. E, nel frattempo, chi con l’amministrazione deve lavorare si trova tra l’incudine e il martello e deve subire, perché tentare di ribellarsi a questo stato di cose è pericolosissimo ed espone a rischi di danni irreparabili persone e aziende. Ma c’è un limite a tutto. Non si può continuare a subire gli abusi e la violenza di politici e dirigenti infedeli. Personaggi che riducono il loro impegno nella vita pubblica a cercare di appropriarsi delle ricchezze di tutti. Gli altri, quelli che non sono collusi direttamente, non denunciano perché non vogliono rinunciare ai privilegi che i corrotti sono in grado di garantire loro. E i pochi onesti sono condannati all’impotenza. Nelle cose che dirò in queste pagine, per opportunità sarò costretto a generalizzare un po’, anche se è ovvio che nel Bel Paese esistano ancora galantuomini che fanno politica e amministrano la cosa pubblica onestamente; tuttavia l’entità del malloppo della corruzione afferma inequivocabilmente che gli amministratori perbene sono una minoranza e che le loro fatiche sono quasi sempre vanificate dall’azione criminale dei corrotti.