Scandalo corruzione tra gli studenti delle università romane..ma smettiamo di chiamarli furbetti

di Laura Marinaro

Questa mattina leggendo i quotidiani una notizia mi ha colpito più di altre: la corruzione dilaga anche nelle università, non solo tra i baroni, ma anche tra gli studenti. C’è quella che dichiara 19 mila euro all’anno e nel garage papà ha la Ferrari e intestati vari appartamenti di lusso, oppure quella di Roma Tre, a cui hanno scoperto una villa con piscina (neanche accatastata), passata dalla “prima fascia” di reddito, quella dei più indigenti, addirittura alla sessantesima. E che, oltre a tenersi in tasca i 1.700 euro di retta universitaria, era pure in corsa per una borsa di studio da 26 mila euro. Non continuo l’elenco perché fa rabbrividire. Dopo anni di questo andazzo, comunque, sono arrivati i controlli e grazie ad un protocollo di collaborazione tra Forze dell’Ordine, Finanza in testa, e Università stesse, sono stati scoperti studenti con dichiarazioni false e truffaldine – solo a Roma – per il 62,2% delle posizioni controllate, con 340 irregolari su 546. È poco più del 2012 quando gli irregolari erano 521 su 848 con la percentuale del 61,4%. Adesso questi ladri di futuro e di opportunità, chiamiamoli col loro nome, dovranno restituire i soldi rubati all’erario e si spera anche smetterla. «In questo periodo di crisi si moltiplicano i tentativi di godere illecitamente di sovvenzioni. Da qui questo Patto “antifurbetti” che ha come obiettivi quello di snidare i falsi poveri che cercano di scavalcare i veri poveri, che sono parecchi e sono famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese ed hanno difficoltà far studiare i loro figli. È giusto che i soldi pubblici finiscano a loro e non ai più ricchi». Ad affermarlo è il generale Ivano Maccani, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Roma, nel corso della presentazione in Regione Lazio dei dati delle indagini nelle università romane. Un commento importante il suo, ma quello che proprio, oltre al fatto in sè, non riesco a digerire, è quell’abitudine a chiamare “furbetti” questi ladri. Basta, dobbiamo finirla di pensare che è furbo chi riesce ad aggirare il Fisco e la Legge, ma soprattutto dobbiamo smetterla noi giornalisti di scriverlo, di definire furbetti i ladri! Quindi propongo un sondaggio tra i lettori e i tesserati di CosaPubblica: a chi piace che vengano chiamati “furbetti” coloro che con artifici vari praticano di fatto la corruzione?

29/11/2013