Un concorso per un addetto stampa perfetto e prevedibile

di Laura Marinaro e Flora Tumminello

“Un addetto stampa…prevedibile e perfetto Per assumere un professionista in un Comune – si sa- bisogna fare un bando, un concorso pubblico. La parità di accesso alle opportunità offerte dall’Ente dovrebbe essere così garantita. Sempre. Ma accade che, se si vuole assumere proprio quel professionista amico e fidato, bisogna trovare un escamotage amministrativamente perfetto e inattaccabile. Niente di meglio che costruire il bando intorno alla figura del prescelto. Con caratteristiche che solo il prescelto, possiede. La concorrenza apparentemente è salva perché il concorso si fa lo stesso, ma pochi potranno partecipare, a volte nessuno. Così il gioco è fatto. Ecco cosa sarebbe accaduto al Comune di Lodi ultimamente. L’episodio ha scatenato non solo polemiche prima che il concorso desse il suo esito, ma anche dopo quando, la giornalista Flora Tumminello, che ha partecipato al concorso con una postilla, che accettava si le norme e le condizioni, ma che non fossero in contrasto con la legge 150/2000. Perché un avviso pubblico dove il ruolo di Portavoce e Addetto Stampa non possono essere sovrapponibili e quindi nessun giornalista può partecipare andrebbe contro la norma e contro il codice deontologico. Allora la domanda da porsi è questa e nessun altra: “ E’ lecito che la stessa persona rivesta contemporaneamente il ruolo di Portavoce (del Sindaco) e Addetto Stampa (del Comune di Lodi: Ente non maggioranza)? Se sì, è politicamente opportuno? Quando il giornalista che, si presuma ha vinto il bando, difende a spada tratta l’operato della Giunta sui social network e sui siti dei giornali locali si firma, addetto stampa ma si comporta da Portavoce. In altre parole usa una qualifica non politica (a lui attribuita) per adempiere a un ruolo politico (anch’esso a lui attribuito). Se fossero due persone distinte sarebbe possibile per l’Ufficio Stampa scrivere quel che scrive lui? Sarebbe deontologicamente corretto? Su tale quesito si attende la risposta dell’Ordine anche una prima risposta il Presidente dell’Ordine di Milano l’ha già data attraverso l’intervista rilasciata al quotidiano Il Giorno e che ci conforta. “la sovrapposizione dei ruoli (Portavoce e addetto stampa) è una condizione diffusa e sgradevole mescolare due figure che invece sono ben distinte. L’addetto stampa (legge 69) non può essere imparziale se fa anche da portavoce del sindaco (legge 150)incarico di solito fiduciario. E’ giusto che si il sindaco a scegliere il portavoce mentre per l’assunzione di un addetto stampa serve un bando pubblico”. Nel frattempo la giornalista Flora Tumminello ha presentato ricorso al Tar per illegittimità del bando stesso, ma ha persino fatto uno sciopero della fame per protestare e mostrare come la parità di opportunità di lavoro nel pubblico non esista. E non si fermerà perché ha dichiarato che per far valere le sue ragioni, è pronta ad incatenarsi davanti al Comune. Questa è l’ennesima storia di Flora, a cinquant’anni giornalista free lance che deve arrabattarsi tra mille lavori perché solo scrivendo per i giornali a 4 euro a pezzo non può nemmeno pagarsi l’affitto e mangiare. I fatti. Due mesi fa viene pubblicato un bando per selezionare l’addetto stampa del comune. La selezione viene operata da una società partecipata del comune (Giona srl, peraltro in liquidazione) per un incarico di due mesi (novembre e dicembre 2013) perché l’incarico in essere lasciava scoperti proprio gli ultimi due mesi dell’anno (Il trattamento economico determinato in 6 mila 118 euro netti). In molti hanno pensato che il bando così concepito non fosse altro che un escamotage per permettere all’addetto stampa uscente di essere confermato nel suo incarico, senza incorrere nelle condizioni imposte dalla riforma Fornero, che oltre gli 8 mesi di monocommittenza fa scattare la presunzione di un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa – con gli effetti anche sul regime previdenziale. I requisiti specifici per l’ammissione erano: diploma di scuola media superiore, qualifica di giornalista professionista, disponibilità a prestare servizio 7 giorni su 7. E fin qui niente di strano. Ma titolo preferenziale era la comprovata esperienza pluriennale negli ambiti professionali sopra specificati presso enti pubblici, nonché presso organi di stampa a periodicità quotidiana. Il 17 dicembre poi è stato pubblicato sul sito del comune di Lodi un nuovo bando (scadenza 27/12/2013) per l’individuazione dell’addetto stampa comunale, con trattamento economico lordo annuo di 49.548,28 euro, più indennità annua lorda definita “ad personam” pari a 16.626 euro. Nel bando, i cinque requisiti di selezione erano: la comprovata esperienza professionale come Portavoce e addetto stampa di Comune capoluogo di Provincia o Provincia per almeno 5 anni continuativi; l’adeguata conoscenza del contesto locale ed in particolare di quello giornalistico e dell’ambito della comunicazione mediata. Oltretutto, a valutare i criteri discrezionali era chiamato solo il sindaco che “a conclusione della procedura selettiva per curricula ed, eventualmente, se ritenuto necessario, per colloquio, individua il soggetto contraente cui affidare l’incarico messo a selezione”. Risultato è che ad essere assunto è l’ex addetto stampa di Lorenzo Guerini prima sindaco e oggi portavoce di Matteo Renzi, (Segretario del PD). Un giornalista con esperienza sia in comune sia nel quotidiano locale da anni. Curioso che il comune (in seguito agli articoli di alcuni giornali locali) ha messo sul sito i curricula degli altri concorrenti (che poi ha rimosso) ma non l’istruttoria della selezione del bando di GionaSrl. Significativo in tutta questa storia che si ripete spesso in molti enti pubblici, è il fatto che ci si nasconde dietro ad una trasparenza non reale o perlomeno non totale come i cittadini vorrebbero. Allora perché non eliminare questo malcostume di bandi e/o avvisi pubblici che nascondono inghippi se non addirittura anticostituzionali e non nominarsi il proprio portavoce come consulente a tempo? In alcuni comuni succede, anche se poi il desiderio di voler assumere quella persona fidata e fare in modo che rimanga in quell’ente a vita, è più forte della volontà di garantire quella famosa parità di accesso alle opportunità che in Italia è venuta a mancare negli anni. Ecco come spiega la vicenda la stessa Flora Tumminello: Il bando del 17 dicembre con scadenza il 27 è un bando ad personam, ma non è tanto questo a scandalizzare un’Italia da sempre governatrice del nepotismo e in mano ai faccendieri della politica. Quello che indigna è che tale bando non rispetta le leggi che governano l’informazione e la comunicazione pubblica vigenti in Italia dalla costituzione sino alla direttiva Frattini. E tutto questo è vergonoso. In attesa che il TAR sciolga la questione e porti alla luce la verità della legge. Attendiamo fiduciosi. Anche se di questi tempi la fiducia e le garanzie che la legge dovrebbe difendere abitano altri luoghi.

24/01/2013