Mafia Capitale: le mele marce non c’entrano ( #mafiacapitale )

“Lo sai perché Massimo è intoccabile? Perché era lui che portava i soldi di Finmeccanica. Bustoni di soldi a tutto il parlamento. Quattro milioni dentro le buste. Massimo mi ha detto ‘È sicuro che li ho portati a tutti’. Pure a Rifondazione”.

Questo stralcio di intercettazione a Salvatore Buzzi, presidente della Cooperativa 49 (che ha giocato un ruolo essenziale negli affari di Carminati) rivela una triste verità. Mafia Capitale non è opera di qualche mela marcia, di qualche eccezione del panorama politico. E’ la rappresentazione di un sistema che non si contrappone al regime democratico ma, addirittura, lo sostituisce.

Massimo Carminati aveva in mano tutti. Dalla destra alla sinistra, passando per Rifondazione. Il sistema si è retto senza scossoni e senza che nessuno, anche tra i non-coinvolti (che però sapevano), dicesse una parola a riguardo. Il motivo? Il boss assolveva a una funzione che, per quanto illecita, era – e forse è tutt’ora – di vitale importanza: finanziare la politica. Dove per “politica” non si intende solo il complesso delle legittime attività dei partiti ma anche l’elefantiaco apparato burocratico del Pd e del centrodestra romani, le “pance” degli alti dirigenti.

E’ la teoria del Mondo di Mezzo inventata da Carminati. Una teoria suggestiva e terribile, inquietante e vera. La politica – il mondo di sopra – ha bisogno di denaro ma per averlo deve rivolgersi al mondo di mezzo – gli uomini di Carminati – che tratta con il sottobosco criminale e fascista di Roma, il quale funge da manovalanza.

Un do tu des all’apparenza perfetto. Così perfetto da godere dell’omertà di molti. Fino a quando un manipolo di magistrati non ha deciso di profondere tutto l’impegno necessario per porre fine a questa “carneficina” di denaro pubblico.

Mafia Capitale pone fine a molte certezze.

Certezza numero uno: la frase ‘rubano tutti’ offre un’interpretazione riduttiva e populista. Probabilmente, alla luce dell’estensione del potere di Carminati, è semplicemente un’interpretazione vera. Destra, sinistra, centro, addirittura Rifondazione. In mezzo ci sono tutti. Solo il Movimento 5 Stelle risulta estraneo.

Certezza numero due: il finanziamento pubblico è negativo a prescindere. Non possiamo esserne più sicuri. Tra i tanti difetti del finanziamento pubblico, c’era un pregio: si sapeva da dove i soldi venivano. Ma se non è più lo Stato a finanziare i partiti ma i privati, potrà mai essere garantita la piena tracciabilità del denaro? No, se lo sfondo è quello di una città in preda ai corrotti e a bande criminali.

Certezza numero tre: le preferenze sono sempre positive. Siamo sicuri che sia un caso che le maggiore ruberie si registrino proprio in quei regimi politici che prevedono le preferenze? Se un politico è costretto a trovare decine di miglia di voti alla sua persona è probabile che ceda alla tentazione di una qualche scorciatoia, e quella più breve prevede proprio l’intermediazione di figure “grigie”, in pieno stile “mondo di mezzo” appunto.

Giuseppe Briganti